Una passione, quella per la fisarmonica, tramandata dal nonno Vittorio. Nicolas Vanzo ha raccolto il testimone e ora sogna di aprire un museo dedicato a lui e a questo meraviglioso strumento.
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Buongiorno Nicolas, raccontaci un po' di te, di cosa ti occupi?
Sono nato 23 anni fa a Cavalese e vivo a Masi, dove ho trascorso la mia infanzia e giovinezza. Lavoro nell’azienda di famiglia, la Vanzo Martino, un punto di riferimento da oltre 30 anni per quanto riguarda il riposo e il relax con la vendita all’ingrosso e al dettaglio di materassi, reti e poltrone per anziani e nella fornitura e posa in opera di pavimenti. Ho iniziato come dipendente e oggi sono collaboratore. Non ho un ruolo fisso, ma mi occupo della gestione dei cantieri, della vendita al dettaglio e della presenza digitale dell’azienda. -
Quale percorso di vita ti ha portato fin qui?
Ho frequentato l’istituto tecnico ambientale di Cavalese. Fin da giovane, però, mentre studiavo aiutavo mio padre nei cantieri, facendo la classica gavetta. Iniziare a lavorare presto è stato fondamentale per capire che questa sarebbe stata la mia strada. Tuttavia, ho sempre trovato il modo di coltivare anche le mie passioni. -
Infatti, una delle tue passioni è suonare la fisarmonica. Ci racconti come è nata?
Tra tutte le mie passioni, suonare la fisarmonica è sicuramente quella più grande. La fisarmonica è uno strumento straordinario, ricco di valore culturale e tradizionale. Ho iniziato a 11 anni, attratto dalla complessità di questo strumento e dal suo forte legame con le tradizioni locali. Col tempo, suonare per eventi privati e pubblici si è trasformato in un vero e proprio secondo lavoro: di solito suono la sera, dopo il lavoro, o nei fine settimana. Non lo vivo mai come un sacrificio, ma come un piacere: è un tipo di attività che nasce dalla passione, non dal desiderio di guadagno, anche se suonare mi sta regalando soddisfazioni personali ed economiche che mi permettono di concretizzare progetti e idee. -
A proposito di progetti, sappiamo che qualcosa è in cantiere e che tuo nonno, Vittorio, ha avuto un ruolo importante nello sviluppo di questa tua passione per la fisarmonica. Quanto devi a lui?
Devo moltissimo a mio nonno Vittorio, anche lui un suonatore di fisarmonica. Ha cercato di trasmettere questa passione ai suoi figli, senza riuscirci, ma con me ha avuto successo. Ancora oggi sono felice di aver raccolto il suo testimone. Mio nonno però non si limitava a suonare: negli anni ha collezionato strumenti, frequentato corsi per imparare a ripararli ed è diventato un punto di riferimento per la riparazione di fisarmoniche sia in Trentino che fuori regione. La sua collezione ha raggiunto circa cento strumenti, ora ridotti a una sessantina, che conserviamo in un laboratorio. Alcuni strumenti sono stati acquistati, altri donati, altri ancora recuperati da cantine o addirittura salvati dalla pattumiera.
Purtroppo però, non sono valorizzati come meritano. Sto lavorando per creare un museo in suo onore, per celebrare questa straordinaria collezione e tramandare la cultura delle nostre valli. Al momento mi sto muovendo per ottenere finanziamenti e trasformare questo sogno in realtà. -
Per te qual è il valore di vivere in valle e far parte della comunità di valle?
Molti vedono la valle come una limitazione, ma io credo che racchiuda un potenziale enorme. Qui ci sono imprenditori, aziende e persone di successo che investono nel territorio, generando risorse che tutti noi utilizziamo e valorizziamo. Personalmente, non penso che la nostra valle abbia nulla da invidiare a una grande città. Ho viaggiato e visitato molti centri urbani, ma è qui che mi sento davvero a casa. Amo il senso di comunità e i valori autentici che questo territorio mi restituisce. Sono molto attivo nel volontariato e partecipo a diverse associazioni, come quelle di ballo folkloristico e la banda musicale. Per me vivere qui significa appartenere a qualcosa di autentico, che merita di essere custodito e valorizzato.