Newsletter aziende
Intervista a Delladio Giovanni Battista
Prima di tornare nell’azienda di famiglia Giovanni Battista Delladio si è laureato in Giurisprudenza e specializzato in Strategia d’azienda. Una formazione che gli ha permesso di introdurre in Sevis, l’azienda di famiglia, nuove tecnologie che l’hanno fatta diventare una delle grandi aziende della Val di Fiemme che ha un’attenzione particolare alla formazione dei ragazzi alle loro prime esperienze nel mondo del lavoro.
- Sevis è un'azienda che opera nel mondo del trasporto e del movimento terra, impresa di famiglia da generazioni; Giovanni Battista Delladio vuoi presentarci il tuo percorso?
Ho 42 anni, ho frequentato il liceo a Cavalese e ho iniziato un percorso universitario che, inizialmente, pensavo mi avrebbe portato lontano dall’azienda di famiglia. Mi sono laureato in Giurisprudenza, anche abbastanza rapidamente, perché ho chiuso il percorso universitario a 24 anni. Come tutti i neolaureati il periodo immediatamente successivo è stato un po’ complicato, con una forte indecisione sul mio futuro e su cosa volessi realmente fare, così ho deciso di seguire un Master in Strategia d'azienda in Bocconi. Dopo quest’altra parentesi di formazione la mia volontà è stata comunque quella di tornare a casa, prendere le redini dell’azienda di famiglia e affiancare mio padre per sviluppare e portare avanti l’impresa. - A quel punto eri una risorsa importante per l’azienda essendoti formato sia dal punto di vista giuridico che economico.
Si, anche il master che ho seguito era abbastanza orizzontale, toccava sia il lato della gestione delle risorse umane che tutta la parte legata più strettamente al business. C’era anche una sezione di diritto per cui da un punto di vista imprenditoriale era molto completo. - Nel 2007 entri in azienda come socio, da questo momento inizia un percorso di modernizzazione e formazione sia tecnica che del personale, vuoi raccontarmi di cosa si tratta?
Fino al 2010 c’erano altri membri della famiglia nel direttivo, poi dopo quell’anno siamo effettivamente rimasti solo io e mio papà. Da quel momento abbiamo guardato a cosa stesse succedendo nel Nord Europa e ci siamo resi conto che in Italia eravamo molto indietro rispetto a quello che era il potenziale delle tecnologie nel settore del movimento terra e quindi, anche nel mercato. - Cosa vuol dire tecnologia applicata al movimento terra?
Principalmente tecnologie nell’ambito della topografia: applicare alle macchine le tecnologie già in uso ai topografi per essere il più possibile aggiornati con il progetto durante lo svolgimento del cantiere. Questo ha lo scopo di rendere gli operatori sul cantiere autonomi senza la necessità che il direttore, il topografo o chi di ruolo nel contesto, debba essere fisicamente sul luogo per fare da direttore lavori. Questa tecnologia permette di avere sul macchinario dei visori, su tablet, che permettono all’operatore e a tutto il team di vedere dove si trova una determinata macchina all’interno del cantiere, con la topografia circostante. Questo dà all'operatore la possibilità di prendere autonomamente decisioni in merito a dove scavare o non scavare, sapere cosa rimane da fare o sapere cosa è stato fatto. Questa ora è quasi la normalità ma fino a 7 o 8 anni fa era ai limiti della fantascienza, anche se all’inizio, soprattutto gli operatori con più esperienza, vedevano la cosa con scetticismo. - Immaginiamo che l’evoluzione incontri sempre un po'di resistenza da chi è sul campo da più tempo, però l’esperienza non esclude la tecnica, e viceversa.
Esatto, l’evoluzione della tecnica deve essere sempre al servizio dell’esperienza dell’operatore, anche perché senza le giuste conoscenze e il giusto know how qualsiasi tecnologia è inutile. L’intervento dell’uomo è sempre indispensabile. Il vantaggio di queste tecnologie è duplice. Il primo parlando strettamente di business è che ci rende più competitivi sia per commesse più importanti, sia per committenti più grandi. Il secondo è più umano, con questi sistemi di monitoring del cantiere e dei macchinari riusciamo a far lavorare le persone in modo più specifico ed in condizioni di sempre maggior sicurezza. - Come funziona la formazione del personale per queste tecnologie?
Sei anni fa abbiamo firmato dei protocolli di collaborazione con le scuole professionali. Quindi ogni anno abbiamo due o tre apprendisti, ragazzi che scelgono dei percorsi professionali coordinati dalla Cassa Edile. Ci sono diversi percorsi che possono andare da quello finalizzato a formare muratori specifici a corsi pensati per istruire all’utilizzo dei macchinari da movimento terra. Così già dai 16 o 17 anni i ragazzi fanno degli stage altamente professionalizzanti e tutti quelli che l’hanno fatto da noi sono poi stati inseriti come forza lavoro in azienda. La formazione passa così per la scuola, che giustamente si occupa della formazione teorica e generale, poi la preparazione al mondo del lavoro viene fatta sul campo dalle aziende, affiancando i giovani a personale d’esperienza che può prepararli in breve tempo al vero mondo del lavoro, portando così a casa una maestranza spendibile nell’immediato futuro dopo scuola. - Quello che fate voi è l'anello mancante tra la scuola e il mondo del lavoro, purtroppo a volte capita che l’alternanza scuola lavoro venga fatta da aziende e realtà non pronte o con una predisposizione ad accogliere lo studente non ottimale. Quello che fate voi è mettere un lavoro in mano ad un ragazzo.
Certo, tutto parte dalle aziende, quando arriva un ragazzo devi avere un obiettivo. Un progetto di alternanza che abbia uno scopo nei mesi e che sia pensato per la crescita del giovane, non puoi prendere un ragazzo e non metterlo in condizioni di crescere, le aziende che si aprono agli stage devono proporre dei progetti seri e strutturati. - Da un punto di vista territoriale, quale pensi sia il contributo maggiore che la tua realtà dà alla Val di Fiemme?
Posso dire che siamo un buon punto di riferimento per i giovani in un’ottica occupazionale e di formazione, è un modello sostenibile applicabile in un po’ qualsiasi settore imprenditoriale. La nostra politica di formazione e inserimento dei giovani in azienda dà la possibilità ai ragazzi di esplorare più campi e avere il tempo di scegliere quello che più coincide con le loro inclinazioni personali. È replicabile da tutti e credo che sia un modo fantastico di legare la nostra realtà al territorio.